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Azienda

Francesca Noto

L'azienda

L’azienda agricola Francesca Noto si estende nella contrada Santo Pietro, frazione di Torrenova (ME), per circa 10 ettari ed è situata tra i 50 e i 200 m s.l.m. Si affaccia sull'arcipelago delle isole Eolie e si sviluppa alle pendici di San Marco D'alunzio, comune del Parco dei Nebrodi e uno dei borghi più belli d'Italia.

Nasce formalmente nel 2004, come ditta individuale grazie alla misura per l’Insediamento dei giovani in agricoltura, con l’intento di modernizzare parte della più ampia tenuta di famiglia situata nella medesima Contrada Santo Pietro, che si estende per circa 50 ettari.

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L'uliveto

L’impianto di ulivi secolari è costituito da due cultivar autoctone, la Santagatese e l’Ogliarola messinese, tipiche della zona, molto produttive e in grado di offrire un’elevata resa in olio, di alta qualità a fronte di una notevole rusticità.

I sesti d’impianto sono molto ampi (ca 6m x 6m) per consentire un agevole passaggio dei mezzi agricoli ed assicurare alle piante un corretto equilibrio pedo-climatico. Si tratta infatti di un impianto estensivo volto a favorire il benessere delle colture e garantire un elevato standard qualitativo piuttosto che quantitativo.

Le tecniche di coltivazione praticate in azienda seguono il regime di agricoltura biologica, secondo quanto previsto dal Reg. (CE) nº 834/2007. Il nostro impianto è in asciutto, quindi non pratichiamo irrigazione, mentre per l'apporto di nutrienti ricorriamo a concimazioni organiche e consociazione con il  Favino.

La raccolta delle olive la effettuiamo manualmente come da tradizione, procedendo filare dopo filare attraverso una sapiente tecnica di posa delle reti sotto le chiome degli alberi appositamente tenute basse e frastagliate.

La molitura delle olive avviene nell'arco delle 24h presso un frantoio certificato e dotato di impianto di spremitura meccanica a freddo. Una volta estratto l'olio extra vergine di oliva viene stoccato in appositi silos in acciao inox, dove rimane a decantare per circa 2 mesi. Segue il confezionamento in contenitori in banda stagna di diverso formato.

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Lo zafferaneto

Di recente impianto costituisce una grande novità colturale rispetto alla nostra tradizione aziendale.

L’estensione è variabile poiché essendo ancora in fase sperimentale aumentiamo la superficie coltivata di anno in anno, effettuando una consociazione con le piante di ulivo.

Lo zafferano è una pianta a ciclo annuale e necessita di rotazione del terreno, per cui ogni anno viene piantata in una differente parcella di terreno. I bulbi di Crocus sativus biologici certificati, vengono messi a dimora tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno tra i filari di ulivo, in solchi paralleli distanziati tra loro quanto basti per agevolare le successive operazioni di pulizia del terreno, senza però interferire con le necessarie pratiche agronomiche da effettuare nell’uliveto circostante.

All’interno di ogni solco posizioniamo i bulbi a circa 2 cm l’uno dall’altro, questo ci consente di raggiungere una buona densità d’impianto per mq. 

La raccolta dei fiori cade tra i mesi di ottobre e novembre, la effettuiamo nelle prime ore del mattino, quando il fiore è ancora chiuso. L’operazione avviene manualmente così come la mondatura, ovvero l’estrazione degli stimmi dal fiore di Crocus; procediamo poi all’essiccazione degli stimmi a temperature controllate, entro 24h dalla raccolta. In questo modo riusciamo a preservare le pregiate qualità dello zafferano puro in stimmi. Una volta essiccato è pronto per il confezionamento che avviene in vasetti di vetro, con tappo in sughero e sigillo di garanzia in cera lacca. Anche quest'ultima fase del processo produttivo viene rigorosamente fatta a mano.

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L'orto didattico

L'orto didattico è un'attività che permette di avvicinare i giovani di tutte le età all’autoproduzione di cibo e costituisce un modo per essere a contatto con la Terra ed educare alla sostenibilità.

Oggi la globalizzazione e il conseguente allungamento delle filiere alimentari hanno prodotto una forte distanza tra i cittadini e ciò che mangiano: l’orto didattico può colmare questa distanza, particolarmente marcata nei territori più urbanizzati, stabilendo una relazione diretta tra i cittadini  ed il territorio, attraverso il cibo e la cura per la terra.

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